Diagnosi precoce di sclerosi multipla per proprietà di diffusione in MRI

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 12 dicembre 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Di sclerosi multipla mi sono occupato la scorsa settimana a proposito degli effetti benefici dell’autotrapianto di cellule mesenchimali[1], e nella mia recensione ho fornito delle nozioni generali sulla malattia alle quali rimando per introdursi all’argomento, mentre qui voglio ricordare alcuni dati e osservazioni epidemiologiche che continuano ad essere all’attenzione dei ricercatori che indagano le cause dei casi non familiari, ossia della stragrande maggioranza delle persone ogni giorno diagnosticate di sclerosi multipla in tutto il mondo.

Il profilo bio-antropologico delle persone affette, l’etnia di appartenenza e l’area geografica di provenienza sono state per decenni analizzate per valutare la possibilità di cause genetiche di popolazione o l’effetto di elementi ambientali. A lungo si è discusso sull’elevata incidenza in Europa e Nord America, contrapposta all’assenza quasi completa della malattia nelle regioni calde del mondo, ma col tempo e l’affinamento diagnostico in tutti i paesi, l’enorme divario si è ridotto. Attualmente è noto che la prevalenza maggiore è fra i Caucasici in aree con temperature medie annuali basse, ma la malattia, sia pure con un’incidenza minima, è diagnosticata anche nei paesi tropicali.

 La maggiore incidenza nel sesso femminile appare in una proporzione variabile da uno studio all’altro, più spesso con un numero di casi tra le donne doppio o triplo di quello degli uomini[2]; le ragioni di questa differenza sono ancora sconosciute, ma il dato accomuna la sclerosi multipla a molte malattie autoimmuni[3]. Già da alcuni anni, le stime epidemiologiche superano i 2 milioni di persone affette in tutto il mondo e si continua a indicare una prevalenza di 1:1000[4], e a rilevare che costituisce la malattia neurologica più comune fra i giovani adulti[5]. Il calcolo della prevalenza media di un caso ogni mille abitanti in Canada, USA ed Europa Centro-Settentrionale comprende stime come quelle dello studio di Mayr nel Minnesota, che registrava 177 casi per 100.000 abitanti (Olmstead County) e gli studi con un’oscillazione di 30/80 affetti per 100.000 in Nord USA e Europa. Invece, nelle regioni meridionali europee e statunitensi, la prevalenza è molto più bassa, variando da 6 a 14 per 100.000. Nelle aree tropicali rimane rara con una prevalenza sempre inferiore all’unità per 100.000 abitanti, secondo studi recenti ma non recentissimi.

Come altre volte, cito l’osservazione di Gilbert e Sadler che, dopo aver descritto cinque casi di studio autoptico nei quali erano state inaspettatamente rinvenute le tipiche lesioni della sclerosi multipla in persone rimaste asintomatiche per tutta la vita, concludevano che la reale incidenza potrebbe essere anche di tre volte maggiore di quella attualmente riconosciuta[6].

Questo breve excursus epidemiologico rende a sufficienza la dimensione sociale di questa malattia demielinizzante e contribuisce a rappresentare l’importanza degli studi preclinici e clinici per migliorare qualità e durata della vita dei pazienti, in attesa di future acquisizioni eziopatogenetiche decisive per ottenerne la guarigione.

Marek Dostál e colleghi hanno condotto uno studio per valutare la possibilità che le proprietà di diffusione del tratto cervicale del midollo spinale di pazienti con CIS (Clinically Isolated Syndrome) valutate mediante DTI (diffusion tensor imaging) consentano di prevedere la progressione verso una sclerosi multipla clinicamente definita (CDMS, da clinically definite multiple sclerosis).

(Dostál M., et al. MR Diffusion Properties of Cervical Spinal Cord as a Predictor of Progression to Multiple Sclerosis in Patient with Clinically Isolated Syndrome. Journal of Neuroimaging - Epub ahead of print doi: 10.1111/jon.12808, 2020).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Radiology and Nuclear Medicine, University Hospital Brno and Masaryk University (Repubblica Ceca); Department of Neurology, University Hospital Brno and Masaryk University (Repubblica Ceca); Institute of Biostatistics and Analysis, Faculty of Medicine, Masaryk University, Brno (Repubblica Ceca).

Come è noto, le lesioni della sclerosi multipla possono svilupparsi in qualsiasi area del sistema nervoso centrale (SNC), ma le sedi di predilezione sono la sostanza bianca periventricolare, la sostanza bianca sub-piale del tronco encefalico e del midollo spinale. I bordi delle tipiche lesioni mieliniche sono nettamente demarcati dal tessuto circostante. Le lesioni originano comunemente intorno alle venule, ma non accade sempre così.

Le lesioni della sostanza bianca possono essere distinte in attive, croniche attive e croniche inattive, in base a pattern di colorazione istochimica realizzata mediante l’uso di anticorpi diretti verso le proteine mieliniche e le cellule mieloidi. Le lesioni attive sono ipercellulari a causa degli infiltrati infiammatori, mentre le lesioni croniche sono ipocellulari per il basso grado di infiammazione e la perdita di oligodendrociti. La classificazione delle lesioni attive, sulla base dello studio istochimico di biopsie e campioni autoptici, è tradizionalmente ripartita in quattro tipi: 1) demielinizzazione mediata da cellule T; 2) demielinizzazione mediata da anticorpi; 3) morte oligodendrocitica primaria con apoptosi; 4) morte oligodendrocitica primaria senza apoptosi.

Uno studio di una decina di anni fa, che ha trovato numerose conferme successive, ha descritto lesioni attive della sclerosi multipla con aree di fagocitosi della mielina e perdita di oligodendrociti in assenza di infiammazione linfocitica; un reperto che sembra supportare l’idea che una degenerazione oligodendrocitica primaria possa precedere la risposta infiammatoria.

Marek Dostál e i suoi colleghi dell’Università di Brno, sulla base di numerose osservazioni precedenti, hanno verificato e valutato la possibilità che lo studio mediante MRI-DTI del midollo spinale nel tratto cervicale di pazienti affetti da una cosiddetta CIS (Clinically Isolated Syndrome) fornisca indici per la previsione dello sviluppo di sclerosi multipla clinicamente definita (CDMS). A tale fine hanno studiato un campione costituito da 47 pazienti affetti da CIS e 57 soggetti privi di sintomi neurologici, fungenti da gruppo di controllo. Tutti i 104 volontari sono stati sottoposti ad esame tomografico in risonanza magnetica nucleare (MRI, da magnetic resonance imaging) del tratto cervicale del midollo spinale, con una specifica indagine mediante DTI (diffusion tensor imaging) e poi studio MRI completo e dettagliato dell’encefalo. L’approccio metodologico ha incluso l’analisi per istogrammi dei parametri di diffusione del midollo cervicale e la valutazione delle lesioni iper-intense in T2 di encefalo e midollo spinale. Tutti i parametri sono stati oggetto di confronto tra i due gruppi. I calcoli per la stima di sensibilità e specificità sono stati effettuati tenendo presente l’intento di accertare la capacità di previsione della conversione in CDMS.

I risultati ottenuti sono di sicuro interesse. Il sottogruppo di pazienti definito dalla conversione in CDMS presentava valori significativamente diversi e caratteristici di curtosi[7] dell’anisotropia frazionale (FA) misurate all’interno della sostanza bianca (WM) e della sostanza bianca di aspetto normale (NAWM). Ben evidenti le differenze degli stessi parametri fra i pazienti in progressione verso CDMS e le persone sane del gruppo di controllo. L’analisi ROC ha rivelato sensibilità e specificità della curtosi FA di WM e NAWM del 93% e del 72%, rispettivamente, in termini di previsione della conversione di CIS in CDMS.

L’insieme dei dati di immagine e dei risultati delle analisi indica che i parametri di diffusione del midollo nel tratto cervicale degli affetti da CIS costituiscono un indice efficace per prevedere la conversione in sclerosi multipla.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-12 dicembre 2020

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Note e Notizie 05-12-20 Nella sclerosi multipla è efficace il trapianto autologo.

[2]  Per la ratio 2:1, v. Bradl M. & Lassmann H., Multiple Sclerosis, in Neuroglia (Kettenmann & Ransom, eds), p. 785, Oxford University Press, New York (USA), 2013; per la ratio 3:1, v. Adams and Vicrtor’s Principles of Neurology, Tenth Edition, p. 917, McGraw Hill, 2014.

[3] D’altra parte la demielinizzazione si associa a malattie autoimmuni, quali SLE, malattia di Sjogren e sindromi correlate.

[4] Adams and Vicrtor’s Principles of Neurology, Tenth Edition, p. 917, McGraw Hill, 2014.

[5] Spesso diagnosticata fra i 20 e i 40 anni: si vedano le righe introduttive in Note e Notizie 06-02-16 Nella sclerosi multipla un sorprendente comportamento delle cellule NK; Cfr. Bradl M. & Lassmann H., Multiple Sclerosis, in Neuroglia (Kettenmann & Ransom, eds), p. 785, Oxford University Press, New York (USA), 2013.

[6] Cfr. Adams and Vicrtor’s Principles of Neurology, Tenth Edition, p. 917, McGraw Hill, 2014.

[7] L’indice di curtosi (dal greco κυρτός) in statistica è un indice relativo alla forma di una distribuzione, che costituisce una misura dello “spessore” delle code di una funzione di densità, ovvero il grado di “appiattimento” di una distribuzione.